Archivio Categoria: …di jazz e di vino

“0039 Licenza di Degustare” in missione a Vinitaly2017

[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1491998913526{margin-bottom: -10px !important;}”] Giorno 1 [/vc_column_text][vc_text_separator title=”9 aprile alle ore 9:49″ title_align=”separator_align_right” color=”custom” style=”dotted” css_animation=”bounceInLeft” accent_color=”#e3098c” css=”.vc_custom_1491998827348{margin-top: 0px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][/vc_column][/vc_row][vc_row gap=”10″ equal_height=”yes”][vc_column width=”5/6″ css=”.vc_custom_1491996144780{margin-top: 0px !important;margin-bottom: 0px !important;margin-left: […]

Di vino e di jazz (di Paolo Fresu)

C’è una ricca iconografia rigorosamente in bianco e nero che rimanda al jazz del secolo passato ritraendone i suoi protagonisti con un bicchiere in mano dentro bui e fumosi club newyorkesi.

E’ nel periodo a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta infatti che gli umori di questa musica sono spesso dipesi dalle droghe e dall’alcool e molti artisti hanno interrotto prematuramente la loro breve esistenza o hanno fortemente compromesso la propria carriera lasciandoci orfani di genialità straordinarie ed inespresse.

V-incontri (di Michele Cristiano Aulicino)

Molti anni fa, molti per me che vi scrivo dall’altezza dei trentasei, incontrai Lino Patruno e la sua band, a cena, a casa mia, alla fine di una manifestazione musicale che i miei genitori ed un drappello di amici, tennero in piedi, non senza difficoltà, per una decina di anni buoni.

Dicevo, eravamo a cena, si parlava del più e del meno, avevo vent’anni.

Si parlava più che altro di musica, di jazz, delle origini, e nel mentre si svuotavano bottiglie di Aglianico. Aglianico del Vulture, il vino che per certi versi, mi ha dato i Natali ma anche le Pasque ed i Capodanni sosterrebbe qualche bonario detrattore, tante soddisfazioni ed altrettante ebbre dimenticanze.

Genesi di una frase storica: le idee hanno sete (di Afo Sartori)

Non so se Mario Tobino, viareggino saggio e fantasioso, nato “sulla spiaggia e al di là del molo” s’interessasse al jazz, ma so che s’interessava e sodo d’dee e di vino: stanti i numerosi brindisi accreditatigli. Tant’è che aveva un tavolo riservato da “vipore”, un ristorante che in lucchese significa “vipere”, in via Santo Spirito cui andava spesso, naturalmente solitario e unico. Per questo quando sentite dire che i lucchesi hanno le vipere in tasca, nel senso che non ci mettono mai le mani tanto sono spilorci e taccagni, non significa che frequentano “vipore”, ma che sono peggio dei genovesi e degli scozzesi. messi assieme. Si da il caso che via dei Bacchettoni unica nel suo genere sia una strada fra le più nobili e più frequentate di tutta Lucca. Proprio da “Vipore” lo intoppai una sera:”Buona sera maestro”,”Si maestro un par di ‘oglioni” disse senza formalità, Fu sorpreso di avere un giovane come il sottoscritto fra gli ammiratori, e me lo disse, e così fra il lusco e il brusco facemmo grandi onori al vino di “Vipore”; buono.