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Di vino e di jazz (di Paolo Fresu)

C’è una ricca iconografia rigorosamente in bianco e nero che rimanda al jazz del secolo passato ritraendone i suoi protagonisti con un bicchiere in mano dentro bui e fumosi club newyorkesi.

E’ nel periodo a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta infatti che gli umori di questa musica sono spesso dipesi dalle droghe e dall’alcool e molti artisti hanno interrotto prematuramente la loro breve esistenza o hanno fortemente compromesso la propria carriera lasciandoci orfani di genialità straordinarie ed inespresse.

Genesi di una frase storica: le idee hanno sete (di Afo Sartori)

Non so se Mario Tobino, viareggino saggio e fantasioso, nato “sulla spiaggia e al di là del molo” s’interessasse al jazz, ma so che s’interessava e sodo d’dee e di vino: stanti i numerosi brindisi accreditatigli. Tant’è che aveva un tavolo riservato da “vipore”, un ristorante che in lucchese significa “vipere”, in via Santo Spirito cui andava spesso, naturalmente solitario e unico. Per questo quando sentite dire che i lucchesi hanno le vipere in tasca, nel senso che non ci mettono mai le mani tanto sono spilorci e taccagni, non significa che frequentano “vipore”, ma che sono peggio dei genovesi e degli scozzesi. messi assieme. Si da il caso che via dei Bacchettoni unica nel suo genere sia una strada fra le più nobili e più frequentate di tutta Lucca. Proprio da “Vipore” lo intoppai una sera:”Buona sera maestro”,”Si maestro un par di ‘oglioni” disse senza formalità, Fu sorpreso di avere un giovane come il sottoscritto fra gli ammiratori, e me lo disse, e così fra il lusco e il brusco facemmo grandi onori al vino di “Vipore”; buono.